Capsule Digitale

Book to book 16: All I remember

Le immagini parlano da sole – ma sempre fino a un certo punto. Mentre la vita delle immagini può tecnicamente esprimersi anche nell’assenza siderale di parole, le didascalie non possono prescindere dal loro oggetto. O forse si?

Social Share

All I Remember ISBN: 978-88-97503-00-2 Formato: 16,5×21,5 cm Pagine: 484 Lingua: EN/IT Tiratura di 1000 copie, edizione NERO 2011

All I Remember Elisabetta Benassi, edizione NERO, 2011 

E’ la magnifica scommessa di una brava artista italiana, Elisabetta Benassi, che nel 2010 ha allestito una mostra interamente fatta di didascalie fotografiche tratte perlopiù dagli archivi dei giornali, delle agenzie di stampa, dei settimanali: un’operazione concettuale piuttosto intrigante, tableaux verbali e tipografici che portano sulla carta ingiallita o appannata l’ombra di inchiostri lontani, timbri e firme à la Saul Steinberg, imbrattamenti vari e minuscoli segni di numerazione progressiva, ma anche date, scritte d’occasione che conservano l’impronta di misteriosi, quotidiani, fantastici, mediocri incontri – chi le ha scattate, chi le ha duplicate, chi le ha messe in ordine per il futuro. Un anno dopo i lavori in mostra sono stati ordinati in un libro, un tomo di un chilo intitolato All I remember,* stampato meravigliosamente dall’editore della rivista NERO grazie al supporto del Castello di Rivoli e del suo animatore di quel tempo, Andrea Bellini. Non ci sono testi introduttivi, narrativi, critici. In questo libro, la cui copertina è in sé una didascalia per il contenuto stesso, ogni cosa appare ispirata a una secca urgenza, quella di mettere in fila 477 immagini di ‘retro’ foto giornalistici, come autentici haiku di cronaca e storia: si va da un’intossicazione da caffelatte a Torino, nel ’59, alla missione Gemini del gennaio ’68, dalla notizia del rapimento di Aldo Moro a quella di un incontro fra Einstein e altri scienziati.  La maggior parte dei reperti collezionati dalla Benassi stanno così, sole, prive di supporto visivo che soddisfi la voglia immediata: in alcuni casi, invece, accade l’opposto, come nell’inquietante close-up sul modello di sveglia ‘su cui gli attentatori hanno applicato il congegno di scoppio usato per l’attentato al treno Roma-Brennero’.

Da molte pagine di All I remember potrebbero nascere saggi e ricerche singolarissime: è l’ennesimo esempio di come l’intuizione artistica sia in grado di praticare immersioni in punti bizzarri del grande vulcano filologico che ci siamo lasciati alle spalle. Ora che ogni .jpeg possiede il suo drappo immateriale di informazioni nelle pieghe di un codice sorgente – basta avvicinarlo con il cuscinetto delle dita – è urgente ricordare ogni tempo e ogni luogo in cui tutte le descrizioni del mondo visibile si mutavano in oggetti pieni di senso.